Cruz e i suoi figli
L'esordio del figlio dell'ex attaccante di Inter e Bologna è la pietra tombale sulla nostra giovinezza
Vi siamo mancati? Voi il giusto, né troppo, né troppo poco. Come vi siete passati questi mesi? Noi abbiamo riflettuto molto sulle nostre vite e, appena pensavamo di aver trovato una quadra, abbiamo visto esordire il figlio di uno dei calciatori che ritenevamo della nostra infanzia (o almeno della nostra giovane età), che ci ha ributtato in riflessioni che definirei ancestrali e dolorose. Così, per celebrare il ritorno, condividiamo il dolore.
Passano 38 secondi da quando l’arbitro fischia l’inizio del match tra Torino e Hellas Verona e Juan Manuel Cruz tocca il primo pallone. “Tocca” in questo caso è il termine più giusto che possa esistere, visto che letteralmente vi impatta per poco meno di un secondo, poi quel pallone schizza e 17 secondi dopo Demba Seck sta colpendo Montipò dalla parte speculare del campo, come si faceva un tempo con il gioco dell’orso e il fucile.
Ho visto un meme, qualche ora dopo la partita, in cui ci si chiedeva se non fosse un’impressione un po’ condivisa da tutti che ogni weekend, come anticipo, ci fosse in Serie A un Torino-Hellas Verona destinato a uno scialbo pareggio. È un meme che davvero può essere applicato a una ruota infinita di squadre, se vi dicessi Udinese e Sassuolo probabilmente penserete lo stesso, eppure mi piace che una partita che sa di ordinarietà abbia rimesso in discussione dei credo.
Julio Cruz è stato anch’egli l’ordinarietà. È uno di quei giocatori di cui oggi si direbbe “quanti gol farebbe adesso in Serie A?”, senza avere mai una risposta certa, ma che la nostalgia porterebbe a gonfiare. Già solo il soprannome, el Jardinero, non ti restituisce fasti, ma un ruolo necessario ma quasi invisibile su uno sport che - a conti fatti - si gioca sull’erba.
Eppure, nel cuore di chi ha visto quest’uomo mite e pacato, vestire la maglia della sua squadra, è una sorta di caposaldo, con il percorso dell’ex compiuto al suo apice, alzando ai suoi vecchi compagni un trofeo in faccia, come direbbero dalle parti biancocelesti, Cruz ha un valore.
Il figlio del Jardinero, tra l’altro, non è neanche un giovane di belle speranze, una di quella cose che ti fa pensare che sia un momento estremamente precoce: ha 24 anni, è al quarto anno della sua carriera da professionista e per intenderci, le sue prime foto con la maglia da calcio sono queste.
L’articolo più completo su di lui, nel titolo cita cene con Ibrahimovic e Luis Figo, quando aveva 7 anni di cui non si rende conto se non ora (all’epoca dell’articolo) a 22 anni.
Non so perché il figlio di Cruz mi abbia fatto quest’effetto, una cosa che i figli di Simeone e Thuram, per esempio, non mi hanno fatto. Eppure si passano tutti e tre (considerando chi gioca in A) gli stessi anni che si passavano i padri. ‘70, ‘72, ‘74 Simeone, Thuram e Cruz, ‘95, ‘97, ‘99 i rispettivi figli.
Forse è l’idea infame che alla fine non possa essere forte come il padre, che è quello che abbiamo pensato un po’ tutti a lungo di Simeone, che abbiamo avuto la fortuna di non avere neanche il tempo di pensare di Marcus - che ha la fortuna anche di aver cambiato il ruolo rispetto a chi gli ha dato i natali. Forse è l’idea che sia una cosa di cui si parla, ma non troppo: mentre le telecamere indugiano negli spogliatoi prima della partita, c’è addirittura uno “speciale” su Djuricic, che appunto perde il posto per il piccolo Jardinero. Si parla di chi non ci sarà, non di chi sarà in campo.
La situazione di spleen questa mattina si è amplificata, quando Inter ha pubblicato un video in cui un altro dei figli di Cruz entra in contatto con il calcio di oggi. Da magone.
Allora, per farmi trascinare nell’oblio, mi sono chiesto: quali altri figli mi metterebbero in ansia se giocassero in serie A? Ecco una possibile top 4.
Vincent Ibrahimovic (Ruolo: centrocampista, Squadra: Milan, Anno di nascita: 2008)
Di Vincent mi fa impazzire il crestino. Se Max, il figlio più grande nato nel 2006, sembra ordinato, già un calciatore professionista, pensate l’impatto che potrebbe avere sul campionato l’Ibrahimovic con la cresta. Entrambi i figli, entrambi centrocampisti, sono passati dalle giovanili del Milan ed effettivamente la maglia rossonera dona loro. Quando hanno firmato un commento recitava “Sarebbe una follia vedere Zlatan ei suoi ragazzi giocare insieme per il Milan in Serie A. Sarebbe un miracolo.😂”, ricevendo come risposta un: solo Ibra e LeBron potrebbero farlo. Brace yourself.
Adrian Cannavaro (Ruolo: difensore, Squadra: Sassuolo, Anno di nascita: 2004)
Per Adrian - capitano del Sassuolo che ha vinto il trofeo di Viareggio e già convocato in A in un’occasione - quello che mi fa davvero impazzire è lo screen di Transfermarkt che ci fa collegare i puntini. La realtà, però, è questa: pensate di immaginare un difensore centrale di nome Cannavaro che dall’Emilia passa a una big e in nazionale. Questa sensazione di deja-vu come vi farebbe sentire?
Kevin Maussi Martins (Ruolo: attaccante, Squadra: Monza, Anno di nascita: 2005)
La prima foto che trovate su internet del figlio di Oba Oba Martins è questa. Non solo il figlio di Martins è un uomo che presto potrebbe segnare alla vostra squadra, ma, se siete interisti, sorride felice di fianco a uno degli uomini che rappresenta il vero e proprio spauracchio degli anni di interismo del padre.
Bruno Conti Jr. (Ruolo: centrocampista, Squadra: Monterosi, Anno di nascita: 2002)
Se per il figlio di Paolo Cannavaro il motivo principale era lo screen di Transfermarkt, qui è per il nome. Non sono riuscito a capire se davvero si chiami ufficialmente “Jr.” o sia solo una trovata della stampa per distinguerlo dal nonno, ma pensate a un centrocampista italiano che si chiama come una leggenda del calcio, ma con un quid di brasilianità in più. Sembrerebbe un esperimento di eugenetica, una sorta di Black Mirror nel mondo reale. Non vedrei l’ora.