Dobbiamo prendere sul serio la Kings League?
La competizione creata da Pique è qui per minacciare il futuro del calcio
Bentornati su Feticci. Forse avrete visto anche voi Sergio Aguero vestito da pagliaccio o un uomo mascherato che gioca in un futuristico torneo di calcio a sette facendosi chiamare Enigma. Sono solo due delle bizzarrie proposte dalla Kings League, la competizione creata da Pique con lo streamer Ibai Llanos. Nel pezzo che segue vi raccontiamo cos'é questa strana creatura, e soprattutto quali sono i suoi obiettivi.
Lunedì mattina il risveglio è stato piuttosto brusco. Colpa di quel brutto vizio di aprire Instagram con le cispe ancora avviluppate sul bordo degli occhi. Generalmente quel primo scrolling assonnato è insignificante, un tic come un altro di cui però è difficile liberarsi. Questa volta però, la collisione di mondi generata dalla schizofrenia del feed è stata più stordente del solito. Sbatto subito contro la notizia, enorme, della cattura del super latitante Matteo Messina Denaro, arrestato alla clinica Maddalena di Palermo. All'improvviso, e in maniera del tutto inattesa, quell'identikit che per trent'anni ha ricostruito e proiettato il suo volto ha trovato un corrispettivo fedele nella realtà e nell'oggi. Messina Denaro è smagrito e invecchiato, logorato dalla fuga e dalla malattia, ma è incredibilmente simile a quel ritratto evanescente che ha attraversato le epoche come un fantasma secolare.
All'immaginario novecentesco della cattura di un boss, con quella grammatica immutata fatta di silenzio e “onore” al momento della resa, ne è seguito uno futuristico che non sono riuscito subito a decifrare. Nel post successivo c'è Sergio Aguero che segna un gol in una partita di calcio a sette. Sembra una di quelle esibizioni organizzate ai margini di un grande evento, ma la cornice è più strutturata e in campo non ci sono né vecchie glorie che si muovono placide nei loro corpi decadenti, né altri personaggi noti. C'è solo Aguero, che dopo un gol alla Aguero festeggia simulando l'esultanza con cui Messi ha perculato Van Gaal ai Mondiali, mentre viene abbracciato da un'accozzaglia di sconosciuti con velleità di apparire come una vera squadra. Cosa ci fa lì il Kun? Perché sta giocando nonostante i suoi problemi di salute? E soprattutto, che diavolo è quel contesto alieno che gli sta intorno? Instagram come un warmhole: in un attimo mi ritrovo nel mondo della Kings League.
Gerard Pique si è ritirato dal calcio il 3 novembre, a 35 anni. L'1 gennaio ha lanciato la Kings League insieme allo streamer Ibai Llanos, creator che negli anni è riuscito a sfondare la bolla del virtuale per creare legami reali con i calciatori. Difficile trovare altri esempi di giocatori capaci di annullare il doloroso limbo del fine carriera come ha fatto Pique. Con Kosmos, la sua agenzia di promozione di eventi sportivi, aveva già gettato le basi del suo futuro imprenditoriale, che ora prende slancio con questa nuova e ambiziosa creatura.
La Kings League è un campionato di calcio a sette composto da 12 squadre. Ognuna di queste, è gestita da uno presidente-streamer ed è formata da dieci giocatori selezionati attraverso un draft a cui è possibile aggiungere due professionisti – ritirati, svincolati, o ancora in attività. Uno di questi due slot, l'undicesimo, rimane fisso per tutta la stagione, mentre l'ultimo può cambiare ogni settimana. Al momento hanno aderito giocatori come Iker Casillas, Javier Saviola, Alberto Bueno, il “Chicharito” Hernandez, Joan Capdevila e Sergio Aguero, ma tutto fa pensare allo sbarco di altri grandi nomi del calcio mondiale.
La ricetta della Kings League prevede un mix di ingredienti presi da diversi sport e discipline. Il calcio d'inizio è in stile pallanuoto, con il pallone posizionato al centro del campo e le due squadre che partono dalla rispettiva riga di fondo per contenderselo; per i rigori la formula è quella degli shootout, come nei vecchi tornei estivi degli anni 90'. Ogni squadra ha a disposizione una chiamata al var. Ma la vera curiosità, pensata per favorire imprevedibilità e spettacolo, sono le carte jolly: ogni squadra ne pesca una prima del fischio d'inizio e può sfruttarla nel corso della partita. Si possono trovare rigori in omaggio, la possibilità di far valere doppio ogni gol segnato in un preciso arco di tempo, o carte che privano la squadra avversaria di un giocatore per alcuni minuti. Un miscuglio di elementi che nell'estetica e nella sostanza attingono a molteplici universi ludici che vanno dai videogiochi ai game show giapponesi, dai giochi dell'infanzia a quelli di ruolo, come dimostra il logo, raffigurante un re stilizzato con un pallone in mano che tanto evoca un gioco da tavolo medievale. Al primo impatto può sembrare un guazzabuglio caotico, ma una volta entrati nel mondo della Kings League, il miscuglio di elementi trova una sua coerenza, alimentata dalla serietà e dall’impegno messi in campo dai giocatori, che esultano, si arrabbiano e partecipano come se quello che li circonda fosse un normale contesto sportivo e non il giochino folle improvvisato da qualcuno per passare il tempo.
Il piano per catturare l'attenzione ha previsto, in queste prime settimane, anche la presenza di un giocatore dall'identità sconosciuta. Il suo nome è semplicemente Enigma, gioca coperto da una maschera da wrestler, e attorno a lui è stata costruita una narrazione di mistero che ha alimentato il dibattito su Twitch su chi davvero si celi dietro quel costume. Pique ha parlato di un giocatore professionista che non intende rivelarsi. Altri voci dicono che si tratti di un calciatore sotto contratto con un club a cui è stato negato il permesso di partecipare alla Kings League. Qualcuno ha addirittura suggerito si tratti di Isco, svincolato dal Real Madrid, ma basta vedere la goffaggine con cui Enigma si muove sul campo per scartare l'ipotesi e magari chiedere pubblicamente scusa a Isco.
L'evento viene ripreso e commentato in diretta dagli streamer su Twitch, Youtube e Tik Tok. Sembra la versione creativa e deluxe dei tornei di calciotto che si giocano tra amici, di quelli che negli ultimi anni hanno implementato la loro offerta con la presenza di telecamere e telecronisti per soddisfare la sete di protagonismo che alberga in ogni amatore. Anche i nomi delle squadre rimandano a quei tornei amatoriali: Porcinos FC, Saiyans FC, El Barrio. Sul lato del campo sono posizionati due ledwall che proiettano le live degli streamer che stanno raccontando la partita dai loro canali. L'impatto è quello di un multiverso, un paesino dei balocchi avanguardista in cui degli esseri umani praticano uno sport che si propone come l'evoluzione dell'antico gioco del calcio. Guardandolo viene da chiedersi se tutto questo esista davvero, se fuori da quel palazzetto ci siano strade, alberi, persone in carne e ossa, o se questa non sia solo la frontiera più realistica del mondo virtuale. In un reportage realizzato da So Foot, si parla di ragazzi seduti sulle poltroncine della Cupra Arena che seguono sul loro tablet la stessa partita che sta andando in scena davanti ai loro occhi.
Il livello della Kings League è piuttosto buono, le partite sono piacevoli, e la potenza di fuoco di un gruppo di streamer uniti per un unico obiettivo ha fatto registrare numeri impressionanti già in questa prima fase. La prima giornata è stata seguita da 15 milioni di spettatori, e l'ultima ha registrato un'audience più alta della giornata di Liga, andata in scena in contemporanea. Evidentemente minacciato da questo nuovo mostro virtuale, Javier Tebas, presidente della Liga, ha definito la Kings League “un circo”. Di risposta, Pique ha presentato Sergio Aguero vestendolo da pagliaccio nel giorno del suo debutto nella competizione. Poi ha detto: «Oggi il prodotto calcio è superato. Per attirare l’attenzione del pubblico giovane è necessario creare contenuti brevi e divertenti. 90 minuti sono un tempo eccessivo. Se non vogliamo intervenire sui tempi, almeno introduciamo regole più stimolanti».
Non vi sbagliate, sono parole già sentite. Se la Kings League fosse nata due anni fa, sarebbe stata la reference perfetta da allegare alla grossolana presentazione della Superlega, che forse non sarebbe stata il pasticcio che è stata. Andrea Agnelli non avrebbe dovuto menzionare Fortnite e forse non sarebbe passato per il golpista elitario che voleva attentare alla purezza del gioco. In fondo i presupposti su cui si basa la Kings League sono gli stessi su cui voleva fare leva il circolo di potenti che ha tentato senza successo di portare il calcio in una nuova era. Loro pensavano di farlo dando vita a un torneo popolato solo da squadre e giocatori stellari, Pique e soci ci stanno provando con un surrogato giocoso e distopico. Entrambi condividono lo stesso obiettivo: intrattenere, stimolare il coinvolgimento di un pubblico che non sa più godersi l'attesa o lo stallo di tutto ciò che sta prima o dopo un gol. Persino i gol, nella Kings League, hanno bisogno di un supporto coreografico per aumentare il volume dello spettacolo: il gioco di fuochi artificiali che scatta dietro la porta appena la palla finisce in rete è un orpello stucchevole ma perfettamente rivelatore di come ogni dettaglio sia studiato per evitare momenti piatti, anche se questi coincidono con il punto più alto del gioco (il gol, appunto). «Qualsiasi cosa possiamo fare per renderlo più divertente, lo faremo», ha dichiarato Pique, anticipando che le novità saranno frequenti e continue.
La crescita e il successo del progetto non sono in discussione. Ogni aspetto della Kings League intercetta alla perfezione gusti, abitudini e modalità di fruizione dei contenuti sportivi delle nuove generazioni. Il sodalizio tra i creator più seguiti ed ex calciatori illustri è una garanzia in termini di numeri e suggerisce un coinvolgimento sempre maggiore di personaggi che arrivano dal mondo del calcio, che troveranno nella Kings League uno sbarco comodo dopo il fine carriera. Un po' come sta succedendo a molti ex tennisti con il padel, disciplina che in qualche modo risponde alla stessa impellente esigenza di leggerezza, divertimento e intrattenimento che ricerca la lega di Pique, e che non a caso è letteralmente esplosa in meno di due anni.
Tutto fa pensare che l’obiettivo non si limiti a quello di creare un modello nuovo che si ponga come alternativa al calcio tradizionale, ma sia quello di porsi come autentico competitor. Un concorrente variegato e fluido che faccia divertire e intrattenga, sia col calcio che con altri espedienti attrattivi. Pique, che si sta già dimostrando un brillante uomo-marketing, ha sfruttato proprio la vetrina della Kings League per rispondere alle provocazioni lanciate da Shakira nel suo ultimo pezzo (“Hai scambiato una Ferrari con una Twingo… un Rolex con un Casio”), presentandosi al quartier generale della sua Lega a bordo di una Twingo e chiudendo una partnership con Casio.
Per quanto i segnali di cambiamento siano evidenti, c’è sempre un po’ di arroganza da parte di chi considera il calcio uno prodotto agonizzante, sia nei confronti degli appassionati - anche giovani - che nei confronti della cultura stessa del gioco. È difficile pensare che tra trent’anni ci saranno gli stadi vuoti e gli streaming affollati, ma il calcio tradizionale, se vuole resistere, prima o poi dovrà adattarsi a queste nuove creature, attingere da esse. Magari senza schierare un giocatore mascherato.
Mentre vai su YouTube per guardare gli highlights della Kings League, puoi recuperare la seconda puntata di Lacci, il nostro podcast, uscita la scorsa settimana.