È apparso Musiala
Il 19enne tedesco è da tempo un talento riconosciuto e precoce, ma quello che sta mostrando in questo Mondiale ha tutti i tratti di un'epifania
Il Mondiale è anche quel torneo che alcuni giocatori speciali sembrano scegliere premeditatamente come palcoscenico per mettere in scena un’opera omnia sul proprio talento. È il caso di Jamal Musiala, che sta abbagliando gli spettatori con uno spettacolo che stimola uno sguardo nuovo sul suo status e il suo orizzonte.
La Germania è arrivata al Mondiale in Qatar con aspettative nebulose. Non era facile capire cosa attendersi dai tedeschi. Nonostante l'urgenza di riscattare i fallimenti agli ultimi Mondiali ed Europei, i codici attraverso cui prevedere il loro percorso erano opachi. I riferimenti culturali a cui sono stati sempre associati sono una lente deformata dal tempo e dal progresso; i rigidi tratti teutonici che li hanno sempre contraddistinti hanno ormai una patina passatista e impolverata. La Germania non è più quel nucleo solido da cui aspettarsi un cammino lungo in tutti i tornei: ora è una squadra eclettica e multiforme, liquida e imprevedibile, puntellata da giocatori dal talento limpido ma scostante.
Oltre a Thomas Müller, ormai in fase crepuscolare, l'unico che in qualche modo conserva quel rigore identitario, seppur imbevuto nel modernismo, è Joshua Kimmich, con la sua postura eretta e l'ordine mentale e tecnico con cui controlla le partite. Attorno a lui, in un sistema fluido che rimarca l'impronta di un club più che di una nazionale, svolazzano giocatori leggeri e creativi. Serge Gnabry, Leroy Sané, Kai Havertz, Jamal Musiala. Già, Jamal Musiala. Nato a Stoccarda da padre anglo-nigeriano e madre tedesca, poteva scegliere se rappresentare la Germania o l'Inghilterra, paese in cui si è trasferito a otto anni e con cui ha esordito nella selezione Under 15. È stato un ambizioso discorso di Joachim Löw, tre anni fa, a convincerlo a giocare per la Germania, di cui oggi rappresenta l'epitome perfetta del cambiamento culturale del calcio tedesco.
La spedizione tedesca in Qatar è partita male. Dopo un punto in due partite, la Germania è costretta a vincere l'ultima gara con il Costa Rica e sperare che la Spagna batta il Giappone. Nel buio di questo avvio, però, è brillata la stella di Musiala. Il suo bagliore è stato accecante. Dal primo pallone toccato nella gara d'esordio contro il Giappone, si è capito che era venuto in Qatar per lasciare il segno, nonostante i suoi 19 anni. Schierato titolare come esterno sinistro offensivo, ha messo in mostra tutto il suo repertorio tecnico con una naturalezza francamente spaventosa. Deliziosi controlli orientati, smarcamenti eccellenti, serpentine leggiadre come i volteggi di una ginnasta. Ogni tocco di palla una scintilla. A un certo punto del secondo tempo, dopo aver ricevuto leggermente defilato sulla sinistra dell'area di rigore avversaria, ha tagliato dentro con il pallone disorientando gli avversari che provavano a contrastarlo con una serie di finte stordenti che hanno trasfigurato i giapponesi in tessere del domino abbattute una dopo l'altra dalla sua inerzia ipnotica. Quando Flick lo ha sostituito, a dieci minuti dalla fine, la Germania ha perso l'imprevedibilità e la velocità che le avevano permesso di costruire tutte le occasioni che ha sprecato. Non è stato solo il migliore in campo di una partita che i tedeschi hanno finito clamorosamente per perdere, è stato chiaramente il giocatore che la Germania cercava con più costanza, quello a cui delegare la sua pericolosità offensiva, quello a cui appoggiarsi per uscire da una situazione complessa. Insomma, l'uomo-chiave della squadra. Ruolo che Musiala ha interpretato con una autorevolezza e una fiducia inattese che hanno stimolato uno sguardo nuovo sul suo status e il suo orizzonte.
Visto il suo avvio di stagione con il Bayern Monaco, in cui ha collezionato 12 gol e 10 assist in 28 partite, forse ci si poteva aspettare questo protagonismo. Non avrebbe dovuto essere una sorpresa vederlo dominare in quel modo. E invece la sua prestazione è stata un'epifania che si è ripetuta nella partita successiva con la Spagna.
In molte occasioni in cui la Germania riusciva a superare la pressione spagnola, il merito è stato di Musiala e della sua capacità elusiva di mandare fuori tempo l'avversario con il primo controllo, pulito e delicato, efficiente anche quando è impreciso grazie all'agilità con cui riesce a sprintare dopo il primo passo con le sue gambe lunghe e snelle che usa come prolunghe per proteggere il pallone. È il tratto forse più illusivo del suo gioco: Musiala che sembra essersi allungato il pallone, il difensore che pensa di portarglielo via, lui che lo tocca con la punta del piede togliendoglielo da sotto il naso come un perfido illusionista con la faccia da bambino. Ma non è solo una questione morfologica, Musiala ha un controllo del pallone superlativo che sfrutta anche nell'arte del dribbling. «Fin da giovane, mi sono sentito sempre a mio agio nelle situazioni uno contro uno. Ci sono molti giocatori con questa qualità, ma qualcosa li trattiene. Forse i loro allenatori gli hanno impedito di dribblare così tanto quando erano più giovani. A me hanno spinto a farlo e sono stato in grado di farne una parte importante il mio gioco». Un aspetto che ha migliorato anche grazie all’aiuto di uno specialista di neuroatletica, che gli ha corretto la postura favorendo la coordinazione e l’equilibrio con cui si muove ondeggiando sul campo.
È il tedesco che ha creato più occasioni (6) e completato più dribbling (5) fino a questo punto della competizione. Lo stile con cui dribbla gli avversari è molto personale: i tratti barocchi a cui si concede sono ammorbiditi dal suo corpo filiforme, che rende i movimenti elastici e ondivaghi come quel di un pattinatore maturo. Una grazia armonica che trova la sua massima espressione nella croqueta, quel gioco di gambe con cui spostare la palla da un piede all'altro che Andrés Iniesta trasformò nella sua impronta principesca.
Difficile immaginare un fotogramma migliore per simboleggiare l'affermazione di Musiala in questo Mondiale di quello in cui, a metà del secondo tempo, esegue una croqueta tra Pedri e Gavi, legittimi eredi di Iniesta e trasversalmente tratteggiati come i giovani talenti migliori al mondo. Un'immagine che senza la sovrabbondanza di quest'epoca verrebbe conservata e riproposta tra 10 o 15 anni, come si fa per quegli scatti iconici che cristallizzano un attimo decisivo per la storia del calcio.
Dopo quel gesto così fortemente espressivo, Musiala continua a essere l'uomo a cui la Germania si affida per riprendere una partita disperata. L’uomo a cui aggrapparsi per evitare il baratro di un altro fallimento. Cerca costantemente ricezioni, punta, è un moto perpetuo che non rinuncia a mettere paura alla Spagna a costo di perdere molti palloni per il volume di giocate che prova ostinatamente. Ed è proprio da un suo controllo in corsa, su imbucata di Sané, che il pallone finisce sul destro feroce di Füllkrug che vale un pareggio vitale per il destino dei tedeschi nel torneo.
In questo Mondiale, Musiala è stato un'apparizione. È impossibile non restare incantati di fronte a quello che sta mostrando. Sia per il livello del suo gioco sia per la confidence con cui si sta assumendo la responsabilità di essere il pioniere di una nazione senza che nemmeno abbia compiuto vent’anni. Non che il suo talento fosse passato sottotraccia fino a oggi, anche solo per la precocità con cui si è affermato nel Bayern Monaco, una delle squadre migliori al mondo di cui è il più giovane esordiente e marcatore nella storia della Bundesliga. Di lui si è parlato tanto, ma la sensazione è che nei discorsi futuristici il suo nome restasse un po' all'ombra di gente come Pedri, Gavi o Bellingham. Che qualcosa del suo talento rimanesse sfuggente. In questo torneo tutto il suo potenziale sta deflagrando in qualcosa di abbagliante a livello generazionale. È come se avesse scelto il palcoscenico più prestigioso per chiarire a tutti chi è il più grande crack del futuro. Un terremoto che scuote la sensibilità di chi mastica calcio: possibile non essersi accorti prima di cosa davvero sia Jamal Musiala? Della rarità di questo gioiello? E perché catalogare come stupida iperbole le parole di Lothar Matthäus, che riferendosi all'impatto di Musiala nel futuro di questo sport lo ha paragonato senza troppi giri di parole a Leo Messi?