Bentornati su Feticci. Dopo quello che è praticamente un mese torna a scrivere il lato più incompetente di questo spazio nel web, ovvero il sottoscritto, Tommaso. Lo faccio parlando di una delle mie cose preferite, i tic, le fissazioni degli uomini. Se su altre pagine ho parlato dei suoi abbracci, oggi vi parlo dello strano rapporto tra Simone Inzaghi e i cartellini gialli. Buona lettura.
Le paure, le fobie, sono per definizione uno di quegli aspetti della natura umana che, per quanto possiamo sforzarci a cercare di comprendere, manterrà sempre quella patina di mistero che le rende al contempo affascinanti e ridicole, proprio perché al di fuori della nostra capacità di assimilazione.
La più grande fobia di Simone Inzaghi è quella che la sua squadra rimanga in dieci. Non è una lettura che si fa guardando cosa succede nel suo mondo, per quanto possibile, ma qualcosa che trapela proprio dalle sue parole. È il primo motivo di sostituzione di un calciatore (sin dai tempi della Lazio, qui lo adduce come motivo per il cambio di Hoedt dopo una sconfitta) e gli è capitato più volte di dire che, con un espulsione, “9 volte su 10 perdi”, una statistica che non ha la pretesa di verità assoluta, come quelle di Allegri che cerca di dare una logica matematica alle vittorie dei titoli (“con 80 gol vinci lo scudetto”), ma un tentativo di dimostrarci quanto per lui, vedere un calciatore costretto a lasciare i suoi compagni in dieci, sia davvero una catastrofe.
Purtroppo non ho mai fatto molto per mascherarlo, sono interista e - con una lettura probabilmente poco razionale e molto coinvolta emotivamente - ritengo che parte della sconfitta, sia da attribuire a un cartellino giallo al quale si è dato più peso del dovuto.
Non è l’unico motivo, non sono l’unico a pensarla così (c’è anche - sigh - Paolo di Canio) e persino Marco Parolo, che ha avuto Simone Inzaghi alla Lazio, durante la telecronaca del derby ha ribadito come per l’allenatore nerazzurro l’ammonizione sia un valore fondamentale nella decisione di chi resta e di chi esce, “soprattutto a centrocampo”.
In generale a Simone Inzaghi piacciono molto le sostituzioni, l’Inter è - seppur con 23 giornate a dispetto delle 24 regolarmente disputate - la squadra con più cambi effettuati: 114, ovvero una media di 4,96 a partita. In pratica: vedere Simone Inzaghi non usare le cinque sostituzioni è un caso più unico che raro.
Con le paure, di solito, si gioca a esorcizzarle. Questa dei gialli, poi, sembra una delle classiche voci di corridoio create ad hoc per permettere ai tifosi di mugugnare nel momento in cui i risultati non rispondono perfettamente alle aspettative. Sì, Inzaghi ha una gestione molto cauta - per usare un eufemismo - dei cartellini gialli, ma, per citare un vecchio allenatore nerazzurro, davvero questa gestione è pari a un’“obsesion”?
L’Inter in questa stagione ha collezionato 44 cartellini gialli. In media, un giocatore ammonito, gioca circa 20’. A “falsare” questa statistica c’è il fatto che un buon numero di questi cartellini arriva da giocatori subentrati, quindi in qualche modo “costretti” a rimanere in campo e aumentare i minuti giocati con una spada di Damocle sulla testa.
Un esempio è quello di Vecino, che decide di inaugurare la sua esperienza in Serie A sotto la guida di Simone Inzaghi entrando al 77’ e facendosi ammonire il minuto dopo. Un gesto rivoluzionario.
Il giocatore che per più tempo è rimasto in campo a un passo dalla doppia ammonizione è Skriniar che, nella vittoria di Firenze per 3 a 1 alla quinta giornata, si fa ammonire al 18’, rimanendo in campo per 76’, recuperi compresi.
Il più punito, invece, dal gesto del cartellino giallo è Calhanoglu che, non solo è il giocatore più sostituito una volta ammonito (ben sei volte, seguito dalle cinque di Barella), ma è anche il giocatore sostituito più velocemente dopo un giallo. Sempre a Firenze, probabilmente per compensare i 76’ di Skriniar, l’ex Milan prende un giallo all’83’ e viene sostituito immediatamente, rimanendo in campo per un totale di 0’. Ha provato ad eguagliarlo Perisic che alla nona giornata, in casa contro la Juventus, lascia il posto a Dumfries un minuto dopo aver preso il cartellino giallo.
Il tempo di reazione più comune per l’allenatore è 13’. Per 5 volte, infatti, giocatori ammoniti sono rimasti in campo per tutto questo tempo. Segue, a ruota con quattro casi, 4 minuti.
I più ammoniti sono Calhanoglu e Barella, rispettivamente con 7 e 6 ammonizioni che hanno portato, come detto, a 6 e 5 sostituzioni.
Gli unici tre giocatori a rimanere in campo dopo un cartellino giallo sono Dumfries, Handanovic e Vecino, che hanno resistito, nella loro singola ammonizione, rispettivamente 13, 14 e 16 minuti. Solo il portiere, tra questi, però, era in campo fin dal primo minuto.
In totale, chi ha giocato di più con un cartellino giallo che pendeva sul groppone è Barella, che vanta 198’ di potenziale attimi di infarto per il suo allenatore. Segue, molto dietro, Lautaro, che ne vanta solo 100’, distribuiti in quattro occasioni, subito dietro Brozovic (per lui 99’, anche lui in 4 presenze), con Skriniar, Calhanoglu, Bastoni e De Vrij rispettivamente a 88’, 70’, 70’ e 68’.
Se invece andiamo a calcolare chi, in media, ha giocato di più da ammonito, troviamo Skriniar che è l’unico ad aver giocato praticamente un tempo con una sanzione attiva (44’ di media per lui). Seguito da De Vrij (34’), Barella (33’), Lautaro e Brozovic (25’), Bastoni (23’) e Gagliardini (21’).
La difesa dell’Inter, calcolando anche il portiere, ha giocato 240’ con almeno un ammonito tra i propri membri, una cifra che è praticamente la metà del centrocampo (502’) e il doppio dell’attacco: (129’).
Se andiamo a calcolare, però, le medie, viene fuori che la difesa in totale ha 30’ di auto-gestione, per Inzaghi, contro i 18’ scarsi del centrocampo e i 16’ dell’attacco, a riprova che - come giustamente diceva Marco Parolo al fianco di Pierluigi Pardo durante il derby - è il centrocampo a preoccupare di più Simone Inzaghi.
Questa gestione dei cartellini, però, cosa significa per i calciatori? In una delle poche giornate (sono quattro in totale) in cui l’Inter non ha ricevuto ammonizioni, ha messo a referto la sua miglior prestazione, ovvero il 6 a 1 con il Bologna alla quarta giornata. Nelle altre tre giornata c’è il pareggio con il derby e i 2 a 0 a danno di Udinese e Venezia. Il dato singolare è però che nell’unica altra partita in cui l’Inter ha dato 5 gol di scarto all’avversario (la partita del 17/12 a Salerno, finita 5 a 0 per i nerazzurri), Calhanoglu è stato sì ammonito ma, per la prima e finora unica volta, non sostituito. Lo stesso non si può dire per Barella che gioca 38’ in quella giornata dopo essere stato ammonito al 18’. Quando entra Vidal al suo posto, siamo 3 a 0 ed è molto probabile che il cambio sarebbe avvenuto lo stesso anche senza il cartellino. Sembra dunque indubbio che la diretta correlazione tra cartellino e sostituzione sia una fonte di “ansia”, una sorta di freno a mano nella testa dei giocatori, o quantomeno ci piace pensarlo. Come reagisce un giocatore sapendo che un cartellino ti farà stare in campo, in media, 18’ se sei un centrocampista, poco meno se sei un attaccante e al massimo mezz’ora se sei un difensore (tra l’altro non se sei Bastoni, il vero artefice di questo abbassamento di media, 23’, il più sostituito dei tre dietro, forse perché anche l’unico nella testa dell’allenatore ad avere un cambio di livello come Dimarco).
Una delle altre peculiarità che di recente è emersa nella figura di Simone Inzaghi ultimamente, è quella della voce persa a fine gara, che ha portato in un paio di partite a mandare il suo vice in conferenza stampa. Questo gesto, insieme alle lunghe inquadratura al rallenty che DAZN e soci ci regalano di un Simone disperato, agitato, concitato ogni qualvolta ce ne sia l’occasione, dimostrano il trasporto con cui l’ex attaccante della Lazio si vive le partite. Una forma di controllo più umana rispetto a quella quasi da joystick di Antonio Conte, ma che rimane comunque controllo. Una libertà controllata, che si sfoga in ultimo, ma non solo, in questa ossessione per il cartellino giallo.
Tutti i dati sono stati presi dal sito ufficiale della Lega Serie A e - per comodità - riguardano per l’appunto solo ed esclusivamente il campionato di Serie A.
Oh, una bella sequenza di numeri. Chi l’avrebbe mai detto? Se te li sei goduti, consiglia questo articolo a un* amic*, anche se ti impedirà di farti bello con dei dati non raccolti da te.
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