Kolo Muani è diverso da tutti
Passatore, finalizzatore, verticale, associativo: l'attaccante dell'Eintracht fonde tutti i tratti delle punte moderne e quest'anno è letteralmente esploso
Poco tempo fa ho detto a Tommaso che Kolo Muani poteva essere il nome giusto per le big italiane perché rientrava in quella fascia di giocatori ancora in parte inespressi, e quindi abbordabili. In quel momento valeva circa 35 milioni, ora più del doppio e quasi sicuramente in estate andrà in un club d’élite. Questo pezzo quindi non è più un consiglio, ma solo un breve ritratto del giocatore che più mi ha colpito in questa stagione.
L'amarezza non lo abbandonerà mai, come succede a tutti quelli che entrano nella storia dello sport dalla parte sbagliata. La palla che gli rimbalza davanti, lui che a tu per tu con Emiliano Martinez decide di calciare forte sul primo palo e il portiere argentino che istintivamente allarga la gamba, come se un mistico burattinaio, dal cielo o da altri luoghi ultraterreni, avesse mosso un filo per fargli compiere quella parata inspiegabile. Poteva essere l'uomo che ha deciso la finale di Coppa del Mondo più bella di sempre con un gol all'ultimo secondo dei supplementari: è il “colpevole” per averla persa. Poteva essere gloria eterna, sarà un fardello con cui convivere. Nella gigantografia che Martinez si sarà già premurato di incorniciare e appendere in bella vista nella sua casa di Birmingham ci sarà anche lui, nel ruolo peggiore possibile. Un fotogramma che resterà nella testa di tutti gli appassionati di calcio. Come si fa ad accettare un destino così brutale? Come si fa a non tornare di continuo agli attimi che hanno preceduto la scelta, a non tormentarsi per non averne presa un'altra? Come si scende a patti con la memoria? Cancellare quel momento è impossibile: «Lo guardo ancora, lo so a memoria. Ce l'ho ancora in gola e mi resterà per tutta la vita», ha detto in un'intervista recente Randal Kolo Muani.
Quello che si può fare è alimentarsi con quel dolore. C'è chi sfrutta i Mondiali come finestra per mettere in mostra la versione migliore di sé e cambiare la traiettoria della sua carriera. Chi addirittura riesce a manipolare la realtà, inscenando qualità che veramente non possiede e catturando l'attenzione di direttori sportivi creduloni che ancora non hanno capito l'inganno. Kolo Muani, invece, sta usando il Mondiale - in particolare la ferita che gli ha causato - come detonatore per la sua definitiva esplosione. O almeno, questa è la lettura più intuitiva per provare a spiegare quello che sta facendo con l'Eintracht Francoforte da quando è tornato dal Qatar. Non che prima del Mondiale il suo rendimento fosse scadente, tutt'altro. Altrimenti Deschamps non l'avrebbe chiamato per prendere il posto dell'infortunato Nkunku nella lista dei convocati. E anche al Mondiale, nonostante quell'episodio fatale, aveva lanciato ottimi segnali, segnando al primo pallone toccato nella semifinale contro il Marocco e sfruttando i minuti messi a disposizione dal ct per mostrare una parte del suo variegato repertorio. Ma il Kolo Muani del 2023 è uno dei giocatori più decisivi d'Europa. «Il Mondiale lo ha fatto progredire nella personalità, ha più fiducia in se stesso. Lo trovo più presente, sento che si sta lasciando andare», ha detto Oliver Glasner, allenatore dell'Eintracht.
Ha segnato sei gol e servito due assist nelle prime sei partite dell'anno. In stagione ha partecipato a 28 gol in 28 partite, dato che facilita il calcolo sulla sulla produttività offensiva. Nessuno in Bundesliga ha realizzato più assist di lui (12). Oltre ai numeri, che incidono un segno concreto sulla crescita di un giocatore scartato da Cremonese e Vicenza da adolescente e risalito in tre anni dagli abissi della terza divisione francese, c'è il fascino per un attaccante atipico. Dopo un periodo in cui l'attenzione era tutta per le punte associative, di quelle con i piedi delicati, aggraziate e brave a legare il gioco (Benzema, Firmino, Kane), da un po' di tempo a questa parte sono saliti alla ribalta gli attaccanti iper-verticali, veloci e potenti, animati da uno spirito quasi selvaggio che li porta a essere spietati in campo aperto e famelici di gol (Haaland, Osimhen, Højlund). Kolo Muani attinge da entrambi i fenotipi e racchiude i sé tutti i tratti della modernità. Punta centrale nel 3-4-2-1 di Oliver Glasner, sfrutta il suo atletismo straripante negli spazi aperti che l'Eintracht tende a volersi creare, ma al contempo sa giocare con l'uomo addosso, favorire la risalita di campo e vestirsi da regista offensivo per creare gioco. Ama i duelli in tutte le zone del campo, da cui spesso esce vincitore grazie a un'elasticità e un'esplosività fuori scala che lo portano a superare avversari in tutti i modi, anche i meno convenzionali - come passargli letteralmente sopra. Questa lotta che conduce con il suo corpo agile e filiforme non gli fa perdere lucidità. Una volta che si è liberato dell'avversario attiva la parte più creativa del suo gioco per diventare un ottimo passatore nell'ultimo terzo di campo. Ne sa qualcosa Jesper Lindstrøm, che ha usufruito di molti dei palloni serviti da Kolo Muani per segnare parte dei nove gol messi a referto in questa stagione.
Kolo Muani offre ai suoi compagni un gran servizio, quello di sapere che può trattare ogni genere di palloni, in ogni situazione di gioco. Serve un attacco alla profondità? Kolo Muani è una garanzia. Serve porsi come appoggio per uscire da una situazione complessa? Kolo Muani è un ottimo riferimento. A questa attitudine altruista, aggiunge la giusta dose di fame di gol che ogni attaccante deve avere. La frenesia che prima lo prendeva sottoporta, dovuta anche all'enorme volume di gioco e all'intensità con cui compie ogni gesto sul campo, sta lasciando sempre più spazio alla freddezza dei grandi attaccanti. È l'aspetto del suo gioco in cui è più migliorato. «Randal ha tantissime qualità, sa correre in profondità, alle spalle della difesa, ha grande presenza ed è un ottimo finalizzatore», ha detto Deschamps. È difficile trovare qualcosa del genere in giro.
Come tutte i poliedrici, a prima vista può sembrare un giocatore sfuggente, complesso da decifrare. È una creatura multiforme, un tipo di attaccante raro. L'area scouting dell'Eintracht, sensibilissima in tema di attaccanti (solo negli ultimi anni sono passati da queste parte Jovic e Haller, venduti rispettivamente a Real Madrid e West Ham per 63 e 50 milioni) ha avuto fiuto nel credere al valore del suo eclettismo e a prenderlo dal Nantes, la scorsa estate. In vista c'è un'altra cessione eccellente, perché con i numeri che sta registrando Kolo Muani, le attenzioni dei grandi club si sono posate su questo giocatore così particolare che a 24 anni sembra finalmente aver trovato il modo di esprimere tutte le sue qualità. «È incredibilmente agile nei gesti, composto e coordinato davanti alla porta avversaria e spesso ha l’ultima parola nei duelli. Per la Bundesliga, Kolo Muani è una risorsa importante. Brilla e migliora sempre di più di partita in partita. Questo è il segno dei futuri grandi», ha detto Lothar Matthäus.
Un futuro in cui Kolo Muani cercherà di addolcire il ricordo amaro di quell’occasione maledetta, che mai dimenticherà ma che forse riuscirà a perdonarsi.