Man On Fire
Dopo un inizio difficile, Denzel Dumfries è cresciuto e oggi è l'uomo più in forma dell'Inter
Bentornati su Feticci. Sono sempre felice quando posso parlare delle persone che più di ogni altre mi accompagnano nel quotidiano. Denzel Dumfries è la mia immagine del profilo di Facebook da diversi mesi (che frase retrò da scrivere), è acquisto fisso in ogni carriera di FIFA che faccio (perché se spostato difensore fa immediatamente +2 di overall) e sono felice che oggi, dai mormorii, quando tocca palla lui sento intorno a me un misto di fiducia. Oggi, dunque, parliamo del mio secondo Denzel preferito al mondo.
Se anziché Denzel, il nome di battesimo di Dumfries fosse Gwyneth, probabilmente questo pezzo si sarebbe potuto chiamare “Sliding Doors”. 24 ottobre 2021, 89’ di Inter-Juventus. C’è un pallone a mezz’aria al limite dell’area di rigore nerazzurra, in quel momento Alex Sandro si avventa sul pallone, Dumfries lo guarda e davanti a lui si aprono due linee temporali.
Denzel interviene alla ricerca del pallone: in questa tempo-linea Dumfries prova a intercettare il pallone, ma anziché la sfera tocca la gamba di Alex Sandro. È calcio di rigore. Se vi suona familiare, è perché è ciò che è successo nell’universo in cui viviamo.
Denzel non interviene sul pallone: Non lo sapremo mai. Siamo qui per parlare del reale.
Le caratteristiche stesse di Denzel ci portano ad attenerci più che altro al reale. Se dovessimo usare la famosa massima sul calabrone come reference, potremmo dire che il fisico di Dumfries non gli permette di giocare a calcio, ma lui questo non lo sa e ci gioca. Se volessimo essere meno poetici, mentre nella calda estate romana si discuteva del suo possibile approdo nel campionato italiano, c’era chi lo definiva: “un attrezzo”. Forse nessun’immagine potrebbe essere più esaustiva.
I momenti esattamente successivi allo sfortunato fallo ai danni del terzino brasiliano della Juventus, ci avevano fatto credere che nell’Inter non ci fosse spazio per Denzel Dumfries, che la fascia destra sarebbe stata destinata a un altro anno di sofferenza, dopo aver assaporato il sapore del miele per solo un anno con Achraf Hakimi.
Le immagini di Denzel Dumfries, ma soprattutto le parole, che più di ogni altre sono balzate agli occhi nei suoi primi mesi all’Inter sono quelle di Danilo D’Ambrosio nel post gara con l’Empoli, partita in cui segna il gol decisivo e oltre che ai suoi figli con l’esultanza di Spider-Man, dedica il gol proprio all’esterno olandese: “Questa è una SQUADRA dove nessuno viene lasciato indietro!! Un GRUPPO dove tutti sono IMPORTANTI!! Non si perde e si vince da soli. Perdiamo INSIEME... VINCIAMO INSIEME!!! Sempre 🖤💙 #inter #forzainter #amala #empoliinter #seriea”.
Quella partita e quel fatto, in qualche modo, ridisegnano il ruolo di Denzel all’interno della narrativa che si fa di lui nello spogliatoio. Non è un caso che il primo gol con la maglia dell’Inter arrivi dopo una manciata di settimane, contro la Roma.
Le sliding doors, però, specie sul finale, hanno però sempre un coefficiente di sorpresa. Come insegnerebbe il manuale di sceneggiatura più banale del mondo, ogni azione che avvia una storia, ne ha una uguale e contraria che in qualche modo questa storia la chiude. L’apice del nostro racconto è il pestone (o step on foot come ama definirlo il commentatore tecnico arbitrale Luca Marelli, e a questo punto credo il regolamento) che Morata infligge a Dumfries, procurando il rigore che ha permesso all’Inter di battere la Juventus per 1 a 0 nel crocevia più importante della stagione.
In questi cinque mesi abbondanti, da ipotetico flop Denzel Dumfries è diventato uno dei giocatori centrali dell’Inter, nonché il più in forma di questi due mesi di appannamento. L’olandese non ha certo dalla sua delle spiccate doti tecniche o delle letture di gioco strabilianti, ma la sua grande fisicità e l'applicazione con cui risponde alle esigenze di squadra e tecnico, l’hanno portato ad avere continuità e fiducia in se stesso. Ha già messo insieme 4 gol e 4 assist, numeri di esterni coome Theo Hernandez e Reece James.
La sfortuna di Dumfries è il fatto di essere arrivato al suo miglior stato di forma stagionale proprio mentre i compagni iniziavano a subire il tracollo fisico e psicologico. Il derby che l’Inter ha perso per 1 a 2 dopo 14 partite senza sconfitte è forse una delle partite migliori per capire Denzel Dumfries, che con i suoi centimetri e la sua fisicità ha di fatto surclassato Theo Hernandez in una partita che è finita con il cartellino rosso per l’esterno francese. Proprio i centimetri, uniti all’esplosività, sono tra le caratteristiche che permettono a Dumfries di essere fondamentale per l’Inter di Inzaghi. Il suo asso nella manica è sicuramente la sponda di testa: quando impatta con la fronte il pallone sembra essere nato per quello, la sua fronte sembra disegnata per accogliere, accompagnare e restituire con precisione e potenza il pallone che arriva dalla fascia opposta. Con il PSV e con l’Olanda ha segnato più volte da queste situazioni, e anche con l’Inter ha già avuto modo di mostrare la sua pericolosità ed efficacia nelle partite con Roma e Fiorentina.
Nella fase offensiva dell’Inter, Dumfries ha acquisito sempre più importanza. I suoi strappi con e senza palla sono fondamentali per garantire quella profondità che l’addio di Hakimi e Lukaku hanno tolto. Le sue chiusure sul secondo palo aiutano a riempire l’area avversaria, che spesso, per caratteristiche dei giocatori, resta drammaticamente povera di maglie nerazzurre. Dzeko, lo sappiamo, ama abbassarsi per cucire il gioco e muoversi da regista offensivo. Il più delle volte è lui a innescare i movimenti degli esterni nella trequarti offensiva, e questo gli impedisce di arrivare a chiudere l’azione in area di rigore. Calhanoglu è un creatore di gioco con poca propensione all’inserimento, e Barella preferisce farsi trovare poco fuori dall’area quando gli esterni arrivano sul fondo. Così, oltre a Lautaro, il giocatore più abile a riempire l’area è proprio Dumfries. Più volte in questa stagione, nei momenti di difficoltà o nelle situazioni in cui l’Inter era chiamata a recuperare o sbloccare una partita, il taglio lungo dell’esterno olandese era la soluzione più ricercata.
Denzel Dumfries ha tutti gli elementi del feticcio per eccellenza. Fin dal suo approdo all’Inter ha mostrato un’irruenza non solo in campo, ma in ogni suo gesto. Da qualche anno la comunicazione social della squadra prevede un video dedicato per ogni nuovo acquisto, seguendo il trend dei social per cui tutto è content. La voglia di Denzel di farsi notare, di iniziare questa nuova esperienza, lo portò a realizzare un video che seguiva tutti gli stilemi degli annunci dell’Inter, ma in proprio.
Per questo a oggi si trovano due video annunci dell’arrivo di Dumfries all’Inter, con il secondo, quello ufficiale, che parla di Energia.
È assurdo come un video possa essere così accurato: nessuna parola meglio di energia descrive probabilmente Denzel Dumfries. Come un cavallo tenuto in stalla per troppo tempo, quando viene liberato - o quando vede degli spazi - Denzel corre, senza conoscere cosa sia il controllo, la calma, in un puro moto d’irruenza, in una scarica di energia, per l’appunto. Non è un caso, dunque, che, in questo momento storico, sia proprio lui il defibrillatore di quest’Inter.
Anche per questa settimana questo era tutto. Grazie per essere arrivato fino a qui. Ci sentiamo alla prossima.