Volevo scrivere “bentornati su Feticci” ma mi sono reso conto che sarebbe stato l’identico incipit dello scorso articolo, che se non avete letto parla di CR7 e lo trovi qui. Parliamo di un attacco d’arte di Gian Piero Gasperini.
A Bergamo, ieri sera, faceva decisamente freddo, specie al sopraggiungere delle otto di sera. È il minuto 86, per la precisione ci sono anche 40 secondi segnati sul cronometro. Daniele Chiffi della sezione di Padova, quarto uomo del match, si avvicina prima a Paolo Zanetti e poi a Gian Piero Gasperini, indica il tabellone come a dire “ormai è andata” e si assicura che per entrambi i tecnici vada bene che la partita finisca al 90’, senza recupero. Entrambi annuiscono, la partita finirà da lì in 3 minuti, il risultato di 4 a 0 parla chiaro. Il tempo necessario per le conferme porta il cronometro a 87.36.
In questo tempo c’è spazio perché Pasalic si mostri finalmente stanco, dopo una tripletta e il 91% dei passaggi tentati riusciti, quando rinuncia a inseguire un pallone servitogli da Piccoli che forse avrebbe portato al poker del centrocampista croato, ma anche per un piccolo ennesimo sprazzo del piede educato di Aramu che tenta un cross dalla stessa mattonella, ma specchiata, in cui in Venezia-Inter aveva impensierito Handanovic.
89.22, Alberto Santi - telecronista di DAZN - si accorge che in panchina c’è del movimento: “Forse c’è anche spazio per Toloi, pronto a entrare, vedremo se farà in tempo e immaginiamo, a questo punto sì, la standing ovation per Pasalic”. La prima voce e Emanuele Giaccherini seduto accanto a lui provano a razionalizzare un cambio a 38 secondi dalla fine, forse la standing ovation gli sembra l’opzione migliore, ma bastano pochi secondi perché i fatti smentiscano le loro ipotesi.
89.48: “No, esce Djimsiti, forse vedendo anche da come sta uscendo non è al meglio, vuole evitare rischi. Entra Toloi per Djimsiti”. Non sappiamo se sia vero che Djimsiti non stesse al meglio, un’altra teoria (di chi scrive) è che stesse battibeccando con un giocatore del Venezia e Gasperini volesse evitare una dispersione inutili di cartellini gialli.
Per arrivare alla linea di fondo campo, Djimsiti ci mette 23 secondi. In questo tempo Toloi si esibisce nel classico proiettile di muco che esce dal naso e si pianta sul manto erboso - rigorosamente naturale - del Gewiss Stadium. In questi 23 secondi, le telecamere indugiano per poco più di 10 sul difensore albanese che battibecca con qualcuno, poi tornano su Toloi: il capitano dell’Atalanta sembra a disagio, si sistema i lembi della maglia, tirandola verso il basso, come se fosse stata messa in lavatrice e fosse troppo corta. Poi guarda verso il basso, più volte, parte con un timido applauso, poi incrocia Djimsiti. Lo guarda, lo abbraccia per 3 secondi di cronometro e poi entra. 3 secondi che andranno a diminuire ulteriormente il suo tempo di gioco. Quando il suo piede destro varca la linea bianca del campo il cronometro segna 90.11. Siamo già undici secondi oltre il tempo massimo.
Il Venezia batte la rimessa laterale, un tentativo di stop goffo, il cronometro scivola velocemente a 90.26, il fischietto viene portato alla bocca da Santoro di Messina, che come il più classico degli arbitri sereni, fischia tre volte e manda tutti negli spogliatoi.
Toloi è rimasto in campo per 15 secondi di cronometro.
Anche nel post partita, nei momenti di giubilo e festeggiamento per un risultato così sonoro, le telecamere indugiano su di lui. Batte dei cinque ai compagni che vestono la divisa da gioco, dice dei “bravi” un po’ sommesso, ma sembra a disagio. Si risistema la maglietta, mentre parla con Palomino, fa impressione vedere uno estremamente sudato e l’altro come se fosse in attesa di una partita che deve ancora iniziare. L’unico momento in cui sorride sinceramente è quando abbraccia dei compagni che vestono il piumino, forse in quel momento capisce a quale fazione appartiene, sente il freddo sulla pelle e pensa: “Perché anche io non ho il piumino?”.
Ecco, perché Gasperini ha deciso di far entrare in campo Toloi per 15 secondi?
• Una protesta accelerazionista contro i 5 cambi:
A maggio 2020 Gian Piero Gasperini tuona contro i 5 cambi: “Così il calcio diventa basket”.
Da allora è passato un anno e mezzo, nulla è cambiato, nessuno si è fatto sentire e i cinque cambi sono diventati qualcosa di ormai completamente assorbito dalla Lega Serie A tutta, almeno così pare. Eppure Gian Piero Gasperini non è un uomo che facilmente si mette in tasca le proprie idee, le rivendica, combatte per loro. Se nessuno lo ascolta, passa ai fatti. Così, in una partita senza recupero, immola Toloi per distruggere lo spettacolo finale, per dimostrare quanto la burocrazia sia in grado di demolire il bel gioco. Una mossa da Joker, con un sorriso sulla faccia che urla “Why so serious?” al quarto uomo sbigottito.
• Un appiglio per le proteste
Vinci 4 a 0, riprendi l’Inter in terza posizione e ti porti a meno uno dal Milan, sperando in un passo falso di entrambe e perché no, magari anche del Napoli così che il sogno scudetto possa animare una piazza che si sta abituando agli ottimi risultati. Ma mentre realizza che non ci sarà recupero, l’horror vacui si impossessa di lui. “Che cosa dirò in conferenza stampa? Di cosa mi lamenterò?”. Al che, un’idea: fare un cambio a ridosso del 90’, aspettarsi che l’arbitro non dia recupero, lamentarsi della rigidità della terna arbitrale che non è elastica. Un piano perfetto. Non ho seguito le conferenze post partita ma non mi sembra impossibile l’abbia fatto davvero.
• Una promessa è una promessa
Gasperini sembra un burbero, ma in realtà ha il cuore d’oro. Aveva promesso a Toloi che sarebbe entrato, poi la bella prestazione di Pasalic lo aveva completamente distratto dai suoi impegni di padre-allenatore. Quando si gira per parlare con il quarto uomo vede Toloi, triste, in panchina. Il difensore italiano pensa che Gasp si sia dimenticato di lui, che qualcosa si sia rotto. Questo Gian Piero non può accettarlo, con un “Ehi campione” lo chiama vicino a sé, gli arruffa i capelli, e come il migliore dei padri americani dei film in cui un cane salva la squadra di pallavolo del liceo, esaudisce la sua promessa.
• Celebrare il proprio rinnovo
Prima della partita è stato annunciato che l’avventura di Gasperini sulla panchina dell’Atalanta durerà fino al 2024, grazie a due anni di rinnovo. Due, proprio come il numero di maglia di Toloi. Un modo un po’ bizzarro, senz’altro pittoresco e indubbiamente egoriferito di celebrare un matrimonio che promette di durare ancora molto tempo.
• Creare un nuovo trend e degli emuli
Ieri Max Allegri ha fatto entrare Soulé per poco più di 30 secondi, segno che le scelte di Gasperini siano già un trend. Ciò che non ha capito della potenza dell’atto l’allenatore della Juventus, però, è che il vero gesto politico di questa decisione è quella di dedicare 30 secondi scarsi non a un esordiente, che ricorderà questo giorno comunque, ma al capitano, il perno, la bandiera. Del resto non tutti gli artisti vengono capiti.
Nel salutarvi vi ricordo che venerdì, sul nostro profilo Instagram @postafeticci vi chiederemo di votare nel sondaggio del nostro bracket. Siateci.
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